MILO SCAGLIONI - VI RACCONTO "INVISIBLE SUMMER" - INTERVISTA

Mentre “A Simple Present”, il disco di debutto di Milo Scaglioni, si ispira alla psichedelia dei tardi anni 60 e al cantautorato di autori come Elliott Smith e Nick Drake, la sua seconda raccolta di canzoni in inglese,"Invincible Summer", spazia in una direzione più ecclettica, abbracciando mondi sonori che partono dall’intimismo di una canzone come "Sketches in the sand" e arrivano all’urlo di un pezzo come "Electric Shush", passando attraverso brani dalla psichedelia alla Velvet Undrerground, per poi virare verso un Richard Ashcroft del primo periodo solista e ripartendo per un viaggio in treno dalla Francia all’Olanda, nella storia di un amore da nouvelle vague raccontata in "From Paris to Amsterdam".
Milo, che ora è anche in tour con i Baustelle come bassista, ci ha raccontato di essere, in fondo, lo stesso del 2016, magari con qualche angolo più smussato, e noi siamo stati felicissimi di averlo incontrato.
Domanda provocatoria: c’è effettivamente spazio per musica di respiro internazionale nella scena underground in Italia? Qualche nome?
C’è un sacco di musica dal respiro internazionale in Italia, mi vengono in mente i C’mon Tigre, I Calibro 35, I New Candies, I Winstons e un sacco di musica elettronica. Ce ne sono altri ovviamente, e parecchi. La fruizione di musica è cambiata, il fatto che avvenga tramite cellulare rende tutto a portata di mano ed è pieno di bravi musicisti che se ne fanno influenzare. Quello che è sempre più claudicante al massimo è la scena underground, tanto che mi chiedo se abbia senso parlare di scena underground o di scena in generale. Una scena è fatta di persone che si incontrano, di posti che si frequentano, di opinioni che si scambiano (di persona). Anche il modo di vestirsi è un linguaggio. Oggi la maggior parte delle persone si veste da H&M, il pensiero unico è sempre più dominante, i locali chiudono (con le debite eccezioni per fortuna), quindi la parola scena perde il suo significato. Rimango inguaribilmente romantico e ottimista a riguardo, ma è roba per pochi, roba per gente che decide di resistere al dilagare del nulla.
C’è qualcosa di imprescindibile che ti è rimasto dal tuo lunghissimo soggiorno a Manchester? E cosa ti ha fatto rimanere in Italia alla fine?
A Manchester ho imparato che se uno vuole fare il musicista prima viene la musica, che è affare faticoso, e poi il taglio di capelli. L’attitune è fondamentale, l’ego va capito e ridimensionato, la violenza è parte della vita, l’amore paga più dell’odio, la vita finisce, la musica degna è immortale. Tutto assolutamente imprescindibile. Sono tornato in Italia per questioni personali e frequento l’inghilterra sempre più di rado, ma manchester rimane e rimarrà sempre casa. Sono rimasto qui perché da qui vengo e prima di tornare mi sono reso conto che stavo in fondo solo scappando, ma il nemico me lo portavo dentro e solo tornando potevo farmelo amico. Non mi manca l’inghilterra, semplicemente me la porto dentro. Ho amici che mancano, ma li sento e vedo abbastanza spesso da conservarli vivi dentro di me. In Italia si vive piuttosto bene, con tutti gli ingombrantissimi problemi del caso. Ho fatto il conto e in Inghilterra ho preso circa 2500 giorni di pioggia, mi piace la pioggia, ma preferisco il sole.
Cosa potreste avere in comune tu e Camus?
Siamo entrambi nati a Codogno e per tanto entrambi portati al fatalismo.
Ci racconti il tuo incontro con Angelo Di Mino e della lunga gestazione di questo nuovo album? Perché hai pensato fosse “quello giusto”?
Ho incontrato Angelo a Palermo una vita fa, abbiamo chiacchierato e mi ha detto che stava per trasferirsi a Milano e aprire uno studio di registrazione. Per un caso fortuito, tramite amicizie comuni, ci siamo rivisti a Milano, o meglio sono andato a trovarlo al Blackstar Studio, che era praticamente finito ma ancora puzzava di vernice fresca. Sono tornato a trovarlo dopo qualche giorno e glio ho suonato 5 o 6 canzoni nuove. Il giorno dopo mi ha scritto lui per propormi una collaborazione e così è nato Invincible Summer, abbiamo scritto delle cose insieme, abbiamo fatto le tre in studio per qualche mese, poi abbiamo iniziato a registrare alternando periodi di lavoro intenso a periodi di pausa. Ci siamo conosciuti così, lentamente e ne è nata una bella amicizia oltre che un disco, andiamo decisamente d’accordo e lo trovo una persona molto preparata, sia musicalmente che umanamente.
Chi è Milo Scaglioni nel 2023?
Lo stesso stronzo del 2016, ma ho capito qualche cosa in più e smussato abbastanza il carattere, sono più a mio agio con me stesso e con quello che faccio.