Limbrunire: Vi porto nel mio mondo musicale - INTERVISTA

E' disponibile dallo scorso 29 ottobre 2021 Un'ora d'aria, il nuovo singolo (ne avevamo parlato qui) del cantautore ligure Limbrunire (al secolo Francesco Petacco), un nuovo capitolo che, con synth trascinanti ed evocativi, come una profezia casuale (perchè questo brano nasce in realtà prima della pandemia globale che ci ha colpito), evidenzia l'esigenza di prenderci una pausa: dal lavoro, dal nostro pianeta, da tutto quanto, anche solo per un'ora, anche solo per tornare da te.
Con la pubblicazione del brano lo abbiamo raggiunto e gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa in più del suo modo e di come avviene il suo processo creativo. Ecco com’è andata!
Che cosa fa parte del mondo de Limbrunire oltre la musica?
La contemplazione di altri mondi, dalle piante agli animali, da chi sta in silenzio a chi non ha giudizio, ma solo rispetto.
Fanno parte inoltre disparate forme d’arte, la scrittura, la lettura, la scultura, le composizioni floreali, la fotografia surrealista, i cortometraggi, il cinema muto, tutto ciò insomma che cattura la mia attenzione e stimola la mia curiosità.
Infine due galline, un gatto, un orto e una bicicletta.
Qual è la tua formazione musicale? Si può fare musica anche senza studiare?
Ho iniziato a picchiare sui tamburi a due anni e ho continuato da autodidatta sino ai dieci/dodici ascoltando quotidianamente John Bonham, Ian Paice e Buddy Miles, dopodichè ho preso lezioni di pianoforte e solfeggio per un anno, ma ahimè in maniera passiva.
In età adolescenziale ho preso per quattro anni lezioni private di chitarra jazz/blues e successivamente per due anni lezioni di canto.
E’ possibile fare musica anche senza studiarla nella forma canonica classica, Brian Eno e Fat Boy Slim credo siano l’esempio più lampante, ma allo stesso tempo una forma di studio penso sia comunque necessaria per creare e produrre, oltreché all’indubbia predisposizione naturale e spiccata sensibilità.
Per studio intendo ascolto attento e coscienzioso di molta musica, ma anche analisi “artigianale” degli strumenti per creare, elaborare e finalizzare un suono, per sviluppare e dar definitivamente forma a una determinata idea.
Quali sono le fasi del processo creativo che portano a un tuo brano finito?
Parto spesso da una sezione ritmica che suono, poi la vado a “vivisezionare” e riscrivere attraverso l’editing che utilizzo come strumento creativo, dopodichè aggiungo ingredienti vari, dai synth bass ai bassi veri, alle volte sommandoli, pianoforti organici e digitali, utilizzo alle volte anche un iPad e un Kaoss Pad, chitarre acustiche ed elettriche, insomma un bel minestrone di suoni e colori analogici e digitali.
Una volta strutturato armonicamente il brano faccio un pre mixaggio e creo una o più top line con il testo, che vado successivamente a rifinire e definire.
Poi registro le voci e sperimento alcune soluzioni, spesso vado a snellire la produzione “sotto” togliendo suoni qua e la.
Ma non è un iter dogmatico, dipende molto dall’ispirazione del momento.
A volte per esempio imbraccio la chitarra e scrivo nella maniera cantautorale classica.
C’è qualcosa in particolare dei tuoi ascolti recenti che ti ha influenzato?
Assolutamente anche se durante la fase creativa solitamente cerco sempre di non ascoltare nulla per non essere così troppo influenzato, per essere il più autentico possibile.
Recentemente ho ascoltato molto Apparat e più del solito “Franco”, soprattutto la trilogia L’era del cinghiale bianco, Patriots e La voce del padrone, ma anche Enzo Carella, Talking Heads, Black Midi e Space Afrika.
Cosa consiglieresti a chi ha un blocco creativo? E a chi ha smesso di prendersi ore d’aria?
Di lasciare decantare, di non forzare ciò che nasce ed evolve con naturalezza.
Consiglierei di fare altro, tutt’altro, di pensarci il meno possibile e di accettare i lunghi tempi di attesa e silenzio senza ansie o preoccupazioni.
Durante un blocco creativo si ha il timore di non essere più in grado di fare, di non esser più capaci o all’altezza, ma fortunatamente sono solo “effetti collaterali” dell’aurea magica che circonda l’arte.
A chi ha smesso di prendersi ore d’aria consiglio invece di ascoltare Un’ora d’aria, di volersi più bene e di non cadere nelle trappola claustrofobica e consumistica del tutto e subito.