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LEIDEN - TUTTA LA "LEGGEREZZA" NEL MIO NUOVO SINGOLO - INTERVISTA


Ragazzo piazza duomo milano vivila scialla cartellone
LEIDEN

E' uscito lo scorso 15 settembre 2023 su tutte le piattaforme digitali un nuovo singolo del progetto di Leiden, un nuovo capitolo per il cantautore urban di Pescara che pone ufficialmente fine all'estate con un brano pop EDM con influenze disco dance anni ’90, condito con sentimenti dolce-amari e con la produzione di VIANI. Il racconto di una serata tra amici, dedicata agli ultimi romantici, a chi si fa salvare dai coinquilini, a chi è lontano da casa e a chi ama ancora. La canzone scritta in chiave ironica e giocosa è lo storytelling di una serata alcolica a Milano. Nella prima strofa il sentimento portante è la malinconia, Leiden chiuso in casa rimurgina sul passato e l’amore andato. Nel bridge entra in scena “Simone” (migliore amico e coinquilino di Leiden), che lo convince a fare serata e a “viverla scialla”. Il ritornello rimato e ballabile è il fulcro della serata, è qui che il brano si trasforma in “Leggerezza”, tutta la situa diventa easy: birrette, baci, balli. La seconda strofa descrive il rientro a casa barcollante, quindi la conclusione della serata a casa di una sconosciuta nel migliore dei modi.


Ne abbiamo parlato direttamente con lui, partendo dal suo rapporto con Milano.



Che differenze hai riscontrato, musicali e non, tra Pescara e Milano?

Pescara è una città molto più piccola rispetto a Milano, la differenza principale è la quantità di stimoli ed opportunità che ci sono, sia per quanto riguarda la musica ma anche indirettamente: lo stile di vita che hai in una metropoli inevitabilmente ti porta a farti camminare il cervello 5 volte più veloce, avere più stimoli e cercare soluzioni in maniera più rapida. A livello musicale Milano offre il mondo, in primis chiunque lavora nel settore è in pianta stabile qui (produttori, videomaker ecc) perciò si ha molta più varietà di scelta di collaboratori per il proprio progetto. In secondo luogo ci sono etichette e discografici, meeting e workshop, l’opportunità di stringere contatti è assolutamente superiore rispetto a quella che c’è a Pescara, ed è anche per questo che si respira molta più competizione. Una freccia che mi sento di spezzare a favore della mia città è che la musica che vivevo lì la sentivo molto più vera, le Jam session erano vere Jam session e non scalette organizzate (a mo’ di showcase per intenderci) come spesso capita qui.


Che ne è del progetto “Sottosopra”, e in che modo ti influenza tutt’ora?

Il progetto Sottosopra è nato e morto spontaneamente nel giro di un’inverno. Io e Murai, già amici da tempo avevamo iniziato a fare rap in alcune Jam (si parla di Jam session di musica rock/blues ecc. non Jam Hip Hop, cose completamente differenti) di Pescara, e proprio durante una di queste si formò il collettivo Sottosopra.

Da lì abbiamo iniziato a suonare stabilmente ogni mercoledì notte al MamiWata (iniziavamo tardissimo, io lavoravo in un ristorante) e dopo di noi si faceva Jam. Era l’inverno del 2019, il progetto è morto spontaneamente con l’arrivo del Covid, le strade si sono divise e non più incontrate...poi chissà. Tutt’ora mi porto dietro l’esperienza dei live che ho fatto davanti a due persone o addirittura con il locale vuoto, è lì che è davvero dura tenere botta. Inoltre durante quel periodo (stimolato dal fatto di far parte di una band e stando a contatto quotidianamente con dei musicisti) scelsi di iniziare a studiare canto e pianoforte. Il progetto Sottosopra, nato per gioco, in realtà ha cambiato radicalmente il mio modo concepire la musica.


Perchè hai “abbandonato” la scena rap? E che cosa ti manca di quel periodo più di ogni altra cosa?

Ho abbandonato la scena rap (non il rap) perchè il mio interesse si è spostato verso altro. Quando ero ragazzino mi sentivo parte di un movimento, di qualcosa di più grande. Ricordo che facevamo i contest di freestyle e gli showcase, con il motorino sono arrivato ovunque pur di fare due rime.

Credo che la cosa che mi abbia fatto allontanare dalla scena sia stata in parte la chiusura mentale che c’era nella scena e in secondo luogo la mia curiosità verso altri generi musicali. La cosa che mi manca di più è il divertimento, ne abbiamo fatta di ogni. Mi ricordo di una volta che scavalcai un recinto per tagliare la strada ed entrare in orario nel locale dove c’era questo contest...

mi si strapparono completamente i pantaloni e rimasi con mezzo culo di fuori, feci il contest così, anzi nel mio primo minuto libero di rime spiegai la mia disavventura mostrando le chiappe al pubblico (c’è anche una foto carinissima)


Ti è capitato di recente di riascoltare “Leggerezza”? Come ti sembra?

Leggerezza mi diverte ancora un botto nonostante l’abbia sentita mille mila volte, non per spocchia ma è un pezzo di cui non cambierei una virgola, mi sembra figa.


E come capisci che un brano è effettivamente finito?

Beh, penso che un brano finisca quando nessuno (neanche una persona) ci si rispecchia dentro.






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