La Monarchia: In "Ossa" raccontiamo una storia d'amore e d'odio - INTERVISTA

E' disponibile dallo scorso 7 maggio in tutti gli store digitali, piattaforme streaming ed in rotazione radiofonico "Ossa" il nuovo singolo de La Monarchia.
Il brano punta ambiziosamente a ridefinire il genere alt-pop italiano. La massiccia presenza di chitarre anni ’90 e i testi che raccontano le storie ordinarie di cui è costellata la provincia italiana confluiscono in un sound attuale e senza orpelli grazie ad una melodia diretta e al canto energico e senza fioriture del frontman e cantante Giulio Barlucchi, insieme a lui La Monarchia è formata da Matteo Frullano alle chitarre e synth, Lorenzo “Lollo” Falorni alle chitarre, Gianmatteo “Gianma” Nasca al basso e Lapo Nencini alla batteria.
Con la pubblicazione del loro nuovo brano abbiamo raggiunto la band che ci ha parlato di "Ossa" e dei loro prossimi progetti. Ecco cosa ci hanno raccontato!
Benvenuti ragazzi, partiamo subito dal vostro nuovo singolo "Ossa" di cosa parla e cosa rappresenta per voi?
Ossa è una storia d’amore e d’odio. Rappresenta la nostra esperienza nella stretta provincia in cui le ambizioni sono tante ma le opportunità un po’ di meno. Parla di una storia autobiografica, della rabbia di una limitatezza fisica e sentimentale che non riesce a trovare un equilibrio tra i sogni e la vita reale.
Chi sono e come nascono i La Monarchia?
La Monarchia nasce dall’incontro tra Giulio Barlucchi, Matteo Frullano e Lapo Nencini nel 2012. La formazione si completa con l’arrivo di Gianmatteo Nasca e Lorenzo Falorni. Da un primo album del 2015, La Monarchia matura il suo sound e approda oggi con un pezzo dalle sonorità alt-pop che non disdegna di una massiccia presenza di chitarre.
Come nascono le vostre canzoni e quali sono le vostre influenze musicali?
Da sempre, tutti i nostri pezzi nascono in sala prove. Siamo molto gelosi delle nostre ore passate in studio ed è una dimensione che amiamo e ci appartiene fin dagli albori. Provenendo da radici più rock, le influenze maggiori derivano dal panorama internazionale, come Smashing Pumpkins, Weezer o Pixies ma anche degli Strokes o dei 1975, strizzando l’occhio ovviamente anche alla buona scuola italiana degli Afterhours ad esempio.
Come avete passato quest'anno un po' atipico?
La pandemia ci ha privato di ciò che per noi era quanto più prezioso possibile: ovvero la possibilità di suonare live. La battuta d’arresto che ha subito il mondo dello spettacolo ci riguarda in prima persona ma è anche vero che ci ha fornito un’ottima occasione di riflessione, di studio e di affinamento degli stessi brani in uscita, tra cui Ossa. La frustrazione, le difficoltà e la rabbia di questo periodo sono presenti in molte delle canzoni che usciranno.
A chi è diretta la vostra musica?
Non scriviamo per un target preciso. La sincerità dei nostri brani viene accolta da chiunque si riconosca in essi e si ritrovi facilmente nelle storie e nelle immagini di vita proposte. Il canto energico di Ossa, ad esempio, racconta la storia ordinaria di una vita sterile e senza vie di fuga. Quantomeno in questo periodo di epidemia, ognuno ha una sua provincia emotiva da cui scappare.
Dopo "Ossa" è prevista l'uscita di altri singoli che porteranno alla pubblicazione di un album?
Sì, il piano è questo. I singoli successivi, con uscita cadenzata, compongono un album che speriamo presto di proporre dal vivo sui palchi che ormai più di un anno e mezzo fa abbiamo abbandonato. Quella è la dimensione a cui apparteniamo e lì speriamo di tornare al più presto.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Ad ora, per via della situazione che stiamo vivendo, torna più facile sperare che avere un piano preciso alla mano. Stiamo ricevendo dal pubblico degli ottimi feedback per Ossa e questo ci rende enormemente felici. Sicuramente il programma mentale, che non ci ha mai abbandonato fin dagli inizi, è quello di continuare a fare musica, suonare live, spingerci oltre per inseguire il nostro sogno.
Grazie ragazzi speriamo di sentirci presto per parlare dei vostri prossimi brani e dell'album!