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"Disagio Mediterranée" il nuovo singolo di Vinnie Marakas - INTERVISTA



E' disponibile dallo scorso 15 dicembre per Dischi Sotterranei "Disagio Mediterranée", il primo singolo in italiano di Vinnie Marakas, scritto e prodotto con il musicista e producer Riccardo Giulio Scarparo aKa Richard Floyd.


Troviamo qui synth galleggianti, ritmiche dance e bassi funk, espliciti riferimenti alla “golden age” della scena elettronica francese, linee vocali scanzonate e malinconiche, in cui sono riconoscibili gli influssi di un certo cantautorato “punk” italiano. Tutto questo confluisce in qualcosa che potremmo chiamare "italian touch" in cui più urgenze espressive chiedono il proprio spazio vitale. O almeno il proprio lessico per essere ascoltate.


Con la pubblicazione del brano, abbiamo raggiunto l'artista che ci ha parlato di "Disagio Mediterranée" e dei suoi prossimi progetti. Ecco cosa ci ha raccontato!


Da dove arriva il nome di “Vinnie Marakas”?


Come ogni cosa, è stato rubato a qualcun altro, da un’idea mai realizzata, da un sogno incompiuto. Questo in particolare apparteneva all’artista Maria Luigia Gioffrè, che una mattina d’autunno, mentre si aggirava per Islington, fu colta all’angolo tra Cross Street ed Essex Road dall’irrefrenabile desiderio di scrivere un romanzo. Come molti romanzi che si scrivono al giorno d’oggi (e molti anche si pubblicano), parlava di un amore perduto: un avventuriero chiamato Vincent partito per cercare la pietra filosofale sulle sponde dell’Orinoco. La dissuasi dallo scrivere quella storia, la conoscevo bene. Era la storia del e dell’Universo, e quel nome era stato immaginato in ogni epoca lungo il fiume del Tempo. Stroncai la storia, ma rubai quel nome proibito.

E la tua fascinazione per l’immaginario à la Elvis Presley?


Lo considero uno dei più importanti stregoni dello scorso secolo, capace di trasmutare la realtà in cui operava e la cui icona riverbera ancora oggi come una cattedrale abbandonata. Sono sicuro che c’entri con quanto accaduto a Notre Dame.

Tuttavia devo confessare che la mia fascinazione maggiore proviene da altri due eccellentissimi Maestri: George Best e il grande Ismael Quintana.


Qual è il problema della scena musicale italiana?


Al momento credo di poter dire che sia il non poter suonare dal vivo. Per il resto: quando non sai che dire, la cosa migliore è non dire nulla.


Sei già stato ad un concerto da quando è possibile? Com’è andata? Come dev’essere secondo te un live perfetto?


Non credo esista il “live perfetto”, e se esiste, dubito sia interessante. Lo spettacolo è un incidente che accade tra un montaggio e uno smontaggio. Sta tutto nel creare le condizioni di esistenza per quell’incidente, per far sì che quel “qualcosa” semplicemente accada.


Segui anche la musica in televisione (X-Factor o Sanremo…), che ne pensi del cambiamento e dell’esposizione della musica indipendente anche in questi contesti?


Mi ero ripromesso di provare a guardare Sanremo Giovani per seguire il mio caro amico Bais. Ma suonava a fine serata e non ce l’ho fatta a resistere. Però come ti ho detto prima, ho grande rispetto del silenzio, in generale.


Come stai in questo momento?


Come i semi che sognano sotto la neve, sogno anch’io la primavera.



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