Dado Bargioni, ci presenta "Il Pezzo Mancante" il nuovo album - INTERVISTA

Dado Bargioni, musicoterapista/cantautore nato anagraficamente a cavallo fra la pianura e le colline nel cuore del Monferrato, ma artisticamente un songwriter cresciuto assimilando il sound prodotto tra Londra, New York e la west coast degli anni 70 e 80.
L'artista ha da poco pubblicato il suo nuovo progetto discografico "Il Pezzo Mancante" e con l'occasione lo abbiamo raggiunto e ci ha parlato del suo nuovo album e di altre curiosità. Ecco cosa ci ha raccontato!
1 - Come è stato per te il periodo del Covid? E in che modo Il pezzo mancante rappresenta anche quel periodo?
Nei mesi di Lockdown, mentre tutti stavano scrivendo 4 o 5 album io ero immobile, quasi pietrificato. Non ho suonato una sola nota o scritto una sola nuova parola. Foglio bianco. È vero, il mio disco IL PEZZO MANCANTE era già finito e pronto per la pubblicazione (che poi abbiamo rinviato) quindi non c’era l’esigenza di scrivere. Dopo molto tempo e molto lavoro sull’album sentivo l’esigenza di fermarmi. Ho riascoltato quei brani, fermi in attesa di pubblicazione. Magicamente, in ogni canzone coglievo dei rimandi di grandissima attualità, problemi (forse) che ci portiamo dietro da decenni e che questo virus ha contribuito ad evidenziare. Così ho capito che ritardare la sua uscita sarebbe stato per tutti, a suo modo, taumaturgico e avrebbe aiutato, in primis me, ad affrontare il “dopo”. Con il silenzio non arriveremo da nessuna parte; è solo parlando e affrontando certe tematiche di petto che potremo confrontarci sulle soluzioni. Anche nel brano dalla tematica più spinosa, dopo la denuncia, troverete una proposta di soluzione… che ci volete fare, mi piacciono i lieto fine!
2 - Come hai impiegato il tempo concesso dalla pandemia?
Come ho detto ero paralizzato e molto frastornato. Il mio lavoro diurno da musicoterapista si svolge in presenza e quindi in quel periodo ero drammaticamente fermo. Mi sono inventato un progetto video di ricette musicali vestito da chef francese. Piccoli video che spedivo ai miei ragazzi disabili per dar loro spunti di attività da poter fare in casa con i genitori. Ho lavorato al video di un paio di pezzi miei (per l’imminente uscita) e ho rivoltato casa. In effetti il lavoro a casa (per la casa), in campagna, spesso mi ha fatto rimpiangere la quotidianità della mia occupazione da musicoterapista. Insomma alla fine ero più stanco di prima. Fisicamente e soprattutto mentalmente. E infatti dopo appena una settimana, alla ripresa del lavoro in presenza (a ottobre 2020) mi sono preso il Covid, in forma leggera fortunatamente, ma è stato per me il campanello di una situazione di debolezza psicofisica diffusa. Oggi siamo in pista di nuovo e quel brutto periodo l’ho lasciato alle spalle! Guardo avanti con fiducia.
3 - Dove ritroviamo il sound internazionale delle tue influenze musicali ne Il pezzo mancante?
Mi piace avere delle influenze. È naturale averle, io credo. Nel mio caso penso di averne talmente tante da rendere il disco quasi originale. Certamente ci sono molti rimandi ai Beatles. Già questo dovrebbe dirvi quanto fuori dagli schemi possa essere il disco. I Fab Four hanno inventato il pop moderno utilizzando mille contaminazioni. Nessuna costrizione di genere, solo belle melodie e idee originali per assemblare il tutto. C’è abbastanza Paul McCartney in Le Code degli Aeroplani, A Tempo Terso e L’Onda, ad esempio. Forse un po’ di Supertramp in parole sulla Pelle e nel piano elettrico della seconda strofa di Mr.Hallelujah (con un finale black con tanto di coro Gospel). Un po’ di Funk nella Spina del Mondo e di R’n’B nella batteria de L’Onda. Poi c’è la west coast nel giro di chitarra di Le Cose che Cambiano (forse l’elettronica confonde le acque ma sotto sembra la chitarra di Stephen Stills). C’è Santana alla fine de Il Patto e un rimando alla Steely Dan nelle armonie di Sei Scelte. Ora la scelta dovete farla voi!
4 - Quando sei entrato in contatto con la musica e quando hai capito che sarebbe stata per sempre parte della tua vita? Hai mai dubbi a riguardo?
Mai avuto dubbi! Come si fa a pensare ad una vita senza musica? La vita stessa è fatta del contrasto tra suono e silenzio, due parti imprescindibili. Personalmente, dal momento che ho imbracciato una chitarra a dieci anni, ho capito che quell’emozione di stravolgere gli accordi per comporre qualcosa di originale, non aveva eguali a livello di soddisfazione. Provo ancora lo stesso. Se non hai mai scritto una canzone (e per uno che scrive sembra impossibile che ci sia gente che non è in grado do farlo) non puoi capire quale sia la magia di sentirla nascere sotto le tue dita.
5 - Ci sono altre arti, come per esempio il cinema, letteratura o altro, che sono in grado di influenzarti musicalmente?
Tutte! Gli spunti arrivano dalle piccole cose che ci circondano come dalle grandi storie che ci raccontano. Ogni gesto può diventare una canzone…figuriamoci un buon libro o un fantastico film! Non ci sono regole e non è escluso che questa intervista possa in futuro diventare lei stessa parte di un nuovo brano! Personalmente adoro disegnare e mi piacerebbe pensare allo scrivere canzoni come all’atto di dipingere in musica… spazio all’interpretazione.
6 - Quali sono i tuoi prossimi step?
Concerti per presentare IL PEZZO MANCANTE, nuove canzoni e un nuovo puzzle musicale da costruire. Ogni cosa a suo tempo…