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Conosciamo meglio i LIttle Pony ed il loro "Voodo We Do" - INTERVISTA



Dopo l'anteprima su Sentireascoltare, oggi è disponibile anche su Youtube il video per "Low Fi", il nuovo singolo della band italo-americana Little Pony, reduce dalla pubblicazione del nuovo album "Voodo We Do", fuori per Soundinside Records e in distribuzione Believe Digital. Il videoclip, curatissimo dal punto di vista cromatico, è stato diretto da Benedetto Battipede. Il sound del brano è una sorta di versione meno post punk e più hip hop degli Sleaford Mods, con un groove e un breakbeat irresistibili a cui si aggrappano un rap svogliato ma a suo modo magnetico e il sax.


Il disco contiene canzoni scritte in viaggio, riflessioni sulle ossessioni della modernità e le stregonerie da social... Un rito magico, potente come solo i bambini possono immaginare, per scacciare via il superfluo, il compulsivo, l'ostinata arroganza dell'omologazione coatta delle interazioni nelle piccole e grandi cose del quotidiano. I Little Pony non fanno jazz, non fanno rock, non fanno hip hop nè punk o spoken words su basi funk disco rap; i Little Pony sono fuori moda e fuori dal tempo. Il disagio ha un suono ironico, cupo e rabbioso mentre balla: i Little Pony fanno Voodoo.


Li abbiamo incontrati per far loro qualche domanda!


Com'è andata la prima volta live per il vostro Voodo we do?

Benissimo! È stato un rito collettivo e catartico.


Da quanto non suonavate dal vivo? E com'è stato tornare dopo due anni di assenza dai palchi?

Il 2020 per noi era iniziato alla grande. Nel gennaio, reduci da un tour in Spagna, avevamo fatto 15 date in giro per l'Italia. Poi a marzo il primo lockdown. Ci siamo rivisti solo nel maggio 2021, almeno con Ryan che abita a Roma. In quell' estate un paio di live e qualcosina in autunno. Ora stiamo finalmente riprendendo una costanza lavorativa.. anche se cmq non siamo mai rimasti fermi. Never Know, primo singolo e video Out Tracks, sempre uscito per Soundinside Record, è stato prodotto proprio durante il primo lockdown, a distanza.


Come è avvenuto questo cambio formazione e come avete affrontato, a livello tecnico, questo cambiamento?

È stato molto naturale. Pier era già intorno alla band ed il suo supporto all' inizio doveva semplicemente essere quello di suonare delle linee di synth che ovviamente in registrazione erano sovra incise e poco riproducibili live. Poi si è integrato come testa pensante della band, come detto, in maniera naturale, tanto che Never Know è quasi tutta opera sua. Ora con lui abbiamo raggiunto una pienezza sonora ed armonica che prima in trio non avevamo.


Siamo curiosi e vogliamo sapere la storia di Ryan, com'è finito a Napoli?

Ryan arriva in Italia, mediante un progetto universitario,dal Minnesota all'università di Pavia. La street art e l'interesse per la musica,lo hanno poi portato a girare l'Europa e lo stivale in lungo e in largo.

Dopo Pavia, Milano, Berlino, è approdato a Napoli, dove ha vissuto per 4/5 anni prima di stabilirsi definitivamente (pare) a Roma, dove vive attualmente.

Durante la permanenza partenopea, tra i tanti della scena buskers, ha conosciuto Marco col quale, tra jam session infinite, in strada o nei club, sperimentazioni musicali e non solo, si è creata un intesa artistica istintiva che ha dato vita al primo nucleo dei Little pony.

Cambiando formazione più volte prima di arrivare a quella attuale,surfando tra divani e treni regionali, tra tour rocamboleschi in giro tra Svizzera, Francia, Spagna e lungo lo stivale, il piccolo cavallino, nato quasi per caso, continua ancor oggi a trottare.


Il Covid è ufficialmente passato?

La palla di vetro non la abbiamo.. quello che si può sperare è che le autorità ed i governi non ci lascino soli, come hanno fatto in realtà fin ora. Il comparto spettacolo in Italia ha avuto ed ancora risente di questa grande batosta, tra chiusure, limitazioni, blocchi.. diciamo che se il periodo non è finito ce la vedremo male.





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