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ANNA SOARES: UN OMAGGIO ALLA TERRA NEL MIO NUOVO SINGOLO "DANCE TO THE GROUND" - INTERVISTA



Dance to the ground” è il nuovo singolo di Anna Soares, in uscita per LGR - Lost Generation Records (e in distribuzione Believe) venerdì 28 aprile 2023. Sempre più aliena a quel che il pubblico si aspetta da lei, la cantautrice e producer regala ritmi tribali e limbici in una danza dedicata alla madre terra: farsi trascinare fino al suo centro, dalla potenza creatrice e dal suono, attraverso un cambiamento stilistico che tocca in modo inequivocabile una certa melodic techno tutta al femminile. Cosa aspettarsi lo stabilirà il movimento ritmico dei nostri corpi in ascolto.


Noi l’abbiamo intervistata e lei, magnetica, ci raccontato della sua attività di divulgatrice, songwriter e producer e di come sta andando il tutto.



Questa volta ti abbiamo ritrovata anche in veste di divulgatrice, una nuova attività che si affianca a quella di songwriter e producer. Ce ne parli?


Su YouTube scrivo e giro video divulgativi da qualche anno, ma nell’ultimo periodo questa dimensione comunicativa ha preso molto più spazio grazie a Kink Advisor, un podcast in coppia con Michele Travagli nel quale analizziamo la e le sessualità nel contemporaneo in una chiave squisitamente antropologica, tra conflitti e consapevolezze. Inoltre prossimamente intraprenderò degli speech dal vivo sulla sessualità etica e consapevole insieme ad Ayzad, uno dei più importanti studiosi di sessualità alternative che abbiamo in Italia. Trovo sia un’attività stimolante e che consente a me, e a chi ascolta, una reciproca collaborazione nella crescita.


Com’è cambiata la tua vita dai tempi in cui ti avevamo conosciuta con Sacred Erotic, il tuo disco d’esordio? E musicalmente parlando che cose nuove sono arrivate?


Penso di poter dire che sia cambiata in migliaia di modi e sfumature diversi. Il mio essere donna, il guardare al mondo, i sogni e le ambizioni, l’evoluzione che ha costellato questi ultimi due anni è pari a poche altre che ho vissuto. Complice anche la follia dell’Universo che rigira le carte con un senso che non sempre cogliamo. Ma accolgo con gioia il cambiamento, e cerco di esplorare tutte le possibilità che mi mette a disposizione. Musicalmente aver scritto due album molto sperimentali seppur in senso diversi mi ha messo davanti una sfida personale: semplificare, asciugare, andare dritta all’anima di chi ascolta. Insomma, volevo vedere se so scrivere un disco pop.


Ci sono abbastanza spazi per la musica elettronica in Italia? E che cosa pensi possa farci avvicinare ad una scena più internazionale?


Lo spazio ci sarebbe pure, ma la musica elettronica, così come moltissimi altri generi, è inevitabilmente relegata a delle nicchie di pubblico, salvo rari casi che ci hanno donato degli spiragli di bellezza anche nel mainstream. La difficile verità da digerire è che l’Italia è provinciale da morire, e questo inevitabilmente si riflette nel gusto musicale ed estetico: un* artista che oggi decida di far musica deve scendere a patti con la realtà che lo circonda e immettere più onestà intellettuale possibile nel suo lavoro.


Ci sono invece degli ascolti che non hanno a che fare con Anna Soares come la possiamo ascoltare e percepire noi, superficialmente?


Gli ascolti che faccio sono estremamente variegati e differenziati, che è un po’ la cifra della differenza che passa tra la percezione di un personaggio e la persona che vi è dietro. Ma al contrario di quel che potrebbe sembrare, la Anna Soares che vedreste in qualsiasi intervista, speech o video è e resta una persona, non un personaggio, per quanto ovviamente filtrata dalle contingenze. Non amo cristallizzarmi, nelle mie modalità di espressione così come negli ascolti. On air nell’ultimo periodo, ad ogni modo: Yakamoto Kotzuga, NTO, Deborah De Luca, Rosalia, Nocturnal Sunshine.


Ci racconti anche la tua esperienza per la colonna sonora di “Un altro giorno d’amore”? Era la prima volta che hai visto un tuo pezzo utilizzato per le immagini?


Riarrangiare brani della musica italiana che conosco da sempre è sempre stato un esercizio di stile divertentissimo. È andata così anche con “Per un’ora d’amore” dei Matia Bazar che ho preso e stravolto completamente per la soundtrack di Un altro giorno d’amore. Ho cercato di immettere in essa quella che sento sia la duplice natura del desiderio: istinto animale e impalpabilità. Ed è stato bello metterla al servizio di qualcosa di più grande.




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